Una terra ospitale, lontana dalle logiche dell’over tourism e, soprattutto, bellissima. Spiagge meravigliose sul Tirreno, dolci colline che salgono a nascondere piccoli villaggi: borghi arroccati su verdi pendi in mezzo alla natura. Sono tanti i motivi per visitare il Cilento, porzione meridionale della Campania, in gran parte riferita alla Provincia di Salerno al confine con la Basilicata. Terra ricca di storia, di coste e di foreste. E proprio da questi boschi e da questo ecosistema, inserito dal 1998 nel patrimonio Unesco, vengono molte delle botaniche dell’Amaro Don Carlo. Un liquore artigianale, prodotto a Eboli da Carlo Gargiulo e dalla moglie Angela Caliendo, infusione in alcol del mallo di noce, erbe e spezie selezionate. Quelle della noce, sulle pendici cilentane, è una coltura centenaria che trova il 24 giugno di ogni anno, durante la festa di San Giovanni Battista, il momento migliore per il raccolto. La macerazione di 40 giorni in alcol del mallo, insieme a erbe, spezie e fiori locali, costruisce il profilo olfattivo e gustativo di Amaro Don Carlo.

Il risultato è un liquore alle erbe dal colore scuro, quasi nero, dove l’aroma intenso delle noci e delle spezie creano un profilo intenso, riconoscibile non eccessivamente dolce. Un liquore che miete successi anche a livello internazionale come la Medaglia d’Oro, assegnata poche settimane fa al Frankfurt International Trophy e la Medaglia d’Argento vinta al Concours International de Lyon. Perfetto per essere gustato liscio o con ghiaccio, Amaro Don Carlo entra nelle ricette della mixology come, ad esempio, in un twist dell’Hanky Panky, con vermouth rosso e gin o in un Old Fashioned rivisitato con Bourbon Whisky e Cherry Soda.